Nel 2025 l’intelligenza artificiale sarà cruciale per la crescita delle PMI italiane, che devono colmare il ritardo digitale puntando su competenze, innovazione e adozione strategica delle nuove tecnologie.
Il settore dell’intelligenza artificiale sta attraversando una fase di trasformazione radicale, caratterizzata da un contrasto marcato tra l’adozione spontanea da parte dei consumatori e il ritardo strutturale delle piccole e medie imprese italiane.
L’analisi del panorama attuale rivela la necessità urgente di colmare il divario digitale attraverso strategie integrate che combinino innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze umane.
Intelligenza artificiale nel quotidiano
Negli ultimi tempi si è vista una costante crescita nell’adozione dell’intelligenza artificiale. Le aziende che le producono del resto la stanno infilando in ogni ambito. Ad esempio, WhatsApp l’ha messa nella sua chat e in modo invadente e non disattivabile.
Google ha introdotto AI Overview, un sistema che in quasi tutti i risultati di ricerca mette al primo posto un riassunto di quello che cerchiamo generato dalla sua IA Gemini.
Le persone hanno iniziato ad interagire con l’IA in modo naturale. Anche quando non è imposta viene cercata in modo intenzionale. Le varie app dedicate sono ai primi posti nel download degli store. Le risposte rapide, che evitano la fatica di andare a leggere nei singoli siti, come avviene con i tradizionali motori di ricerca, contribuiscono al loro successo.
Da considerare però che non è saggio credere che tutto il contenuto generato sia sicuramente corretto. È sempre opportuno verificare le risposte, perché le IA sbagliano e a volte anche in modo clamoroso.
L’intelligenza artificiale nelle PMI italiane
Veniamo al dato che più ci interessa. A che punto è l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle PMI?
I dati, purtroppo, non sono confortanti sebbene gli studi siano un po’ contrastanti. ISTAT rivela che ad usare soluzioni di intelligenza artificiale sia solo l’8% delle PMI italiane. Giusto per fare un confronto, in Germania l’adozione si attesta al 20%.
Invece, secondo una indagine commissionata da Reichelt elektronik, su 250 decisori italiani, la percentuale di adozione si attesterebbe attorno al 45%. Indagine però che include anche chi dichiara solo di avere intenzione di farlo. Il dubbio che lo si dica per non fare brutta figura non è trascurabile.
Un dato da sottolineare riguarda le competenze della popolazione.
Solo il 45,8% degli italiani compresi tra i 16 e 74 anni possiede almeno una competenza di base in ambito digitale. Certo, l’elevata presenza di popolazione anziana nel nostro Paese non aiuta la statistica.
Applicazioni e benefici dell’intelligenza artificiale nelle PMI
L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle PMI italiane si concentra principalmente sull’ottimizzazione dei processi produttivi, che rappresenta il 57% delle applicazioni, seguita dalla progettazione di prodotti al 38% Da tenere presente che si fa riferimento a tutti i tipi di AI e non solo di quella generativa.
Le PMI dichiarano di ottenere benefici misurabili sia nella qualità dei prodotti sia nell’efficienza operativa. Vi è un significativo miglioramento nella velocità di progettazione di nuovi prodotti e dei cicli produttivi. Ciò si riflette anche sul positivo incremento dei profitti.
La rivoluzione degli agenti autonomi
Gli agenti autonomi rappresentano l’evoluzione dell’IA generativa. Non più la gestione di compiti isolati ma una rete di agenti che possono prendere decisioni in modo autonomo e che possono collaborare tra di loro.
La caratteristica fondamentale degli agenti IA sta nel non limitarsi all’analisi dei dati. Infatti, essi sono in grado di prendere decisioni e adattarsi agli scenari che hanno di fronte. Inoltre, sono in grado di apprendere dalle situazioni che trova e procedere con i dovuti aggiornamenti.
La simulazione di scenari permette il confronto tra i vari risultati consentendo di scegliere le soluzioni con più alto vantaggio.
Implicazioni occupazionali dell’intelligenza artificiale nelle PMI
Il ruolo dell’impatto dell’IA sull’occupazione è un tema di cui si è iniziato a discutere. Indubbiamente un impatto negativo lo avrà e ci sono preoccupazioni motivate.
Nel passato anche l’automazione nelle aziende produttive e l’avvento dei computer aveva portato lo stesso timore. La realtà però ha dimostrato che l’occupazione si è evoluta ma non è diminuita.
Certo, alcune aziende hanno iniziato a sostituire alcuni ruoli con l’IA ma c’è già chi ci ha ripensato. È il caso di Klarna, la fintech specializzata del buy now pay later, che licenziò ben 700 persone per sostituirle con l’IA. Nel 2025 ha iniziato il reintegro del personale dopo aver constatato un considerevole calo nella qualità dei servizi e nella soddisfazione dei clienti.
Modalità ibrida e flessibilità lavorativa sono ora gli elementi del modello adottato.
Considerazioni finali
Nonostante i segnali positivi vi è necessità di colmare il gap digitale con gli altri Paesi. Programmi di formazione e change management sono una priorità strategica per fare in modo che l’intelligenza artificiale nelle PMI diventi un elemento strutturale e abilitante per la crescita e la competitività delle aziende italiane.
Le imprese che per prime adotteranno soluzioni innovative in ambito IA, anche mediante l’implementazione di agenti e formazione specifica, sapranno generare un vantaggio competitivo importante.
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