Nonostante la rete FTTH copra gran parte del Paese, l’adozione resta bassa, specie tra le PMI. Si tratta di una sfida culturale e infrastrutturale che frena la digitalizzazione del sistema produttivo italiano.
L’adozione della fibra ottica ha rappresentato il vero salto di qualità per la connettività business e residenziale. I vantaggi sono chiari: capacità di banda elevata, minore latenza, scalabilità. Mentre l’infrastruttura viene costantemente aumentata, nonostante qualche ritardo, l’adozione tende ancora ad arrancare.
Stato dell’infrastruttura in fibra ottica in Italia
Non possiamo che partire dallo stato della stesura della fibra nel nostro Paese. La fibra ottica è disponibile in due modalità: FTTC (Fiber to the cabinet), ovvero il cavo in fibra arriva fino all’armadio di strada e poi prosegue verso gli edifici con il classico doppino in rame.
La seconda modalità è chiamata FTTH (Fiber to the home) oppure FTTO, fibra fino all’ufficio, ma la sostanza non cambia. Qui prenderemo in esame solo le FTTH. La fibra fino al cabinet possiamo considerarla una tecnologia transitoria che ora ha poco senso adottare a meno che non sia l’unica tecnologia disponibile.
Per quanto riguarda la diffusione della rete in modalità FTTH, secondo l’ultimo rilevamento di AGCOM, essa ha raggiunto l’89% dei comuni italiani e il 70,7% delle famiglie. Nel settore delle PMI la copertura è ora al 59%.
L’adozione di fibra ottica
Dagli ultimi dati, sebbene ci sia ancora da fare, la situazione è considerata abbastanza positiva in termini infrastrutturali. Il lato dolente però riguarda l’adozione della fibra ottica. Inutile avere a disposizione una tecnologia e poi non adottarla.
La media di adozione FTTH in Italia è del 27% contro il 57% di quella europea. Quindi, lo sfruttamento di questa tecnologia è insufficiente. Si rischia così di non raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei che mirano a una digitalizzazione completa.
Focus sulle PMI
Nel settore delle PMI oltre all’adozione che rimane incredibilmente insufficiente anche per chi fa business, si aggiunge un problema di implementazione dell’infrastruttura. Problema dovuto in particolar modo alla presenza non aggregata di imprese.
Nel White Paper di AGCOM che ha suddiviso il territorio italiano in reticoli, si evidenzia un dato interessante: oltre il 70% delle PMI in Italia opera in aree in cui non sono presenti altre PMI o ve ne è solo un’altra. Questo rende più difficile e soprattutto oneroso portare fibra a queste realtà economiche. Vediamo il dettaglio:
- aree con imprese singole: rappresentano il 52% del totale delle PMI, equivalenti a circa 86.5 mila imprese;
- aree con due imprese: costituiscono il 20% del totale, pari a circa 33.1 mila imprese;
- aree con tre o quattro imprese: formano il 14% del totale, ovvero circa 23.2 mila imprese;
- aree con cinque e dieci imprese: rappresentano il 9% del totale, equivalenti a circa 14.9 mila imprese;
- aree con oltre dieci imprese: costituiscono il 5% del totale, ovvero circa 8.3 mila imprese
Il dato è sorprendente e certifica la diffusione non aggregata delle nostre PMI.
Correlazione tra aziende e disponibilità di fibra ottica
- Aree con una sola impresa: solo il 42% dispone di connettività FTTH. Questo evidenzia come le zone a bassa concentrazione imprenditoriale siano penalizzate nella disponibilità di reti ad alta velocità.
- Aree con due imprese: la copertura sale al 49%, mostrando un lieve miglioramento rispetto alle zone con una sola impresa, ma restando comunque sotto la soglia del 50%.
- Aree con tre o quattro imprese: la disponibilità di FTTH arriva al 57%, segno che una maggiore presenza di aziende stimola l’estensione delle reti a banda ultra-larga.
- Aree con cinque-dieci imprese: in questi contesti la copertura raggiunge il 66%, confermando che la densità aziendale è un fattore chiave per attrarre investimenti in connettività.
- Aree con oltre dieci imprese: la copertura tocca l’83%, un dato che indica come i poli con alta concentrazione di attività economiche siano quelli meglio serviti da infrastrutture digitali avanzate.
Sfide e sviluppo infrastrutturale
Il piano nazionale “Italia 1 Giga”, finanziato con fondi PNRR per 3,4 miliardi di euro, mira a cablare oltre 3 milioni di edifici entro giugno 2026, ma sta incontrando ritardi significativi.
Open Fiber, uno dei principali operatori, è in ritardo rispetto a FiberCop, e solo metà degli edifici previsti è stata cablata finora.
Il governo sta cercando di accelerare i lavori, anche tramite negoziati per la cessione di lotti tra operatori, ma la situazione resta complessa e il rischio di non rispettare le scadenze europee è concreto.
Il completamento della rete è cruciale per ridurre il divario digitale e sfruttare appieno i fondi europei disponibili.
Ci troviamo quindi di fronte a due sfide: quella infrastrutturale di cui come cittadini e imprenditori non possiamo fare nulla e quella dell’adozione che non è in linea con l’infrastruttura già cablata.
Il problema è soprattutto culturale poiché le tariffe non sono differenti, almeno per quanto riguarda le famiglie, e quindi non c’è alcun motivo per non migrare a una tecnologia che porta indubbi vantaggi. Probabilmente allo stato attuale questi vantaggi non sono ancora percepiti.
Sul fronte imprese invece non ci sono scusanti. La connettività oggi per ogni tipologia di azienda è fondamentale. Sarebbe interessante scoprire quante aziende fanno richiesta di fibra e non sono coperte e magari imprecano contro chi la copertura ce l’ha ma non la richiede.
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