L’aumento delle emissioni elettromagnetiche nella telefonia mobile è sempre stato un tabù per il nostro Paese. L’arrivo del 5G porta in auge a livello governativo questo scottante argomento mentre rimaniamo il fanalino di coda nell’Unione europea. Questo gap provoca un grande problema di copertura che gli operatori cercano di colmare con un considerevole aumento delle antenne installate, costi e impatto ambientale e senza nessun reale beneficio.
Il problema delle emissioni elettromagnetiche generate dalle antenne per la telefonia mobile è un argomento che ogni tanto trova spazio di discussione. L’Italia ha ancora una volta fallito, almeno per il momento, la possibilità di innalzare questi limiti e allinearli al resto dell’Europa. Il problema delle emissioni è in realtà un finto problema, mentre lasciare le cose come sono ne genera uno reale.
Cosa sono le onde elettromagnetiche
Tutti noi facciamo esperienza con le onde elettromagnetiche e ne siamo immersi. Radio, TV terrestre e satellitare, telefonia mobile. Ad altre ci facciamo meno caso ma sono ugualmente presenti come radar, ponti radio, comunicazione mediante apparati VHF ecc. Sono alla base del funzionamento dei forni a microonde ma, in questo caso, sono confinate all’interno dell’apparato. Anche il classico telecomando per la TV invia onde elettromagnetiche sotto forma di raggi infrarossi.
Non facciamo qui un trattato sulle onde elettromagnetiche ma una definizione generale possiamo tradurla così: Le onde elettromagnetiche sono fluttuazioni dei campi elettrici e magnetici che si propagano nello spazio a una velocità costante, la velocità della luce. Si generano quando una carica elettrica oscilla o si muove rapidamente. Queste onde includono, in ordine crescente di frequenza, le onde radio, i microonde, i raggi infrarossi, la luce visibile, i raggi ultravioletti, i raggi X e i raggi gamma.
In questo articolo andremo a trattare delle emissioni elettromagnetiche generate dalle antenne per la telefonia mobile e perché, nonostante abbiamo i valori più bassi d’Europa e non solo, ci si ostina a non rimodularle, sebbene portino solo vantaggi.
Quali sono i limiti in Italia e in Europa
I limiti delle emissioni di onde elettromagnetiche per la telefonia mobile non sono liberi ma fissati dai relativi stati e regolati da specifiche leggi. In Italia il limite è di 6 volt per metro. A noi questo dato dice poco ma se lo confrontiamo con gli altri Paesi il concetto diventa più chiaro. Nell’Unione europea il limite, su raccomandazione del Consiglio europeo 519 del 1999 e suffragato da importanti studi scientifici è di 61V/metro. 10 volte di più.
Ci sono contesti in cui il limite è ben più alto e, ad essere precisi, il livello di esposizione è fissato a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ. Però, il limite dei 6 V/m viene applicato per esposizioni in luoghi dove le persone soggiornano per più di 4 ore al giorno. L’obiettivo qualitativo di 6 V/m per il campo elettrico, invece, si riferisce alle aree all’aperto molto affollate e frequentate, quindi per la maggior parte degli ambienti presenti nelle città. In sostanza questo valore parametrico deve essere rispettato laddove vi è presenza umana intenso e continuato, specie negli ambienti civili ed urbani.
In media, gli stati europei, ad eccezione di Grecia, Croazia, Lituania e Belgio recepiscono la raccomandazione dei 61V/m, tutti comunque più alti del nostro Paese e della Bulgaria. Nella realtà le emissioni realmente usate variano tra i 15 e i 35V/m.
Il grafico mostra chiaramente l’enorme differenza dell’Italia rispetto al resto dell’Europa.
Il ruolo del 5G
A portare di nuovo in auge il dibattito sulle emissioni elettromagnetiche è la tecnologia 5G. Essa, per le sue caratteristiche tecniche necessita infatti di più antenne per superficie di territorio da coprire: Con i limiti così bassi servono molti più siti di trasmissione rispetto a chi ha fissato valori più alti. I gestori di telefonia mobile dopo aver investito miliardi nell’acquisto delle licenze si sono quindi trovati nella necessità di installare più siti di trasmissione. Alcuni, per limitare questo problema hanno fuso le società che gestiscono le SRB, come TIM e Vodafone, in modo da poter inserire apparati di trasmissione sugli stessi siti, ma ciò compensa solo in parti i problemi di copertura.
Perché l’aumento delle emissione elettromagnetiche è ancora un tabù
La principale causa del mancato innalzamento dei limiti risiede nel mondo ambientalista e nella politica. Sebbene ci siano studi a livello internazionale che non confermano la pericolosità del limite dei 61V/m dei campi elettromagnetici e nonostante recentemente il governo in carica ci abbia provato, la misura che prevedeva un innalzamento a 24 V/m è sparita dal decreto “asset e investimenti“. Probabile che la norma verrà riproposta in seguito, anche se ad oggi è impossibile indicarne la tempistica.
Del resto, non si evidenziano nel mondo casi di malattie direttamente riconducibili alle emissioni elettromagnetiche altrimenti, visto la maggiore quantità di nazioni con limiti ben più alti del nostro un dato statistico si noterebbe.
Vantaggi dell’innalzamento e svantaggi dello status quo
Limiti più alti significano innanzitutto meno necessità di antenne sul territorio.
Mentre per i gestori di telefonia mobile il vantaggio è sostanzialmente quello di risparmiare sull’installazione di antenne con tutte le lentezze, burocrazia e ricorsi del caso, qual è il vantaggio per le persone?
Se ci fate caso siamo circondati da pali per la telefonia e, nel tempo, stanno ulteriormente aumentando con grande impatto sull’estetica del territorio. Così, una minore proliferazione di siti di trasmissione è anche un vantaggio in termini ambientalistici.
Nessuno è disposto a rinunciare allo smartphone e tutti desideriamo che funzioni in ogni luogo. I gestori hanno motivo di accontentarci, poterlo fare con meno tralicci in giro, quindi, non può che essere vantaggioso.
Siamo il fanalino di coda su questo settore sebbene siamo tra i più grandi utilizzatori di apparati mobili. Forse ,in un futuro non troppo lontano, riusciremo a colmare anche questo gap.
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