Le PMI italiane affrontano nuove sfide di cybersecurity imposte dalla direttiva NIS2. Investimenti mirati, formazione, cloud e automazione diventano essenziali per proteggersi, contenere i costi e rimanere competitivi.
Nel vasto panorama delle PMI italiane, un dato emerge chiaro: il livello di sicurezza informatica spesso non è all’altezza delle minacce incombenti. La recente introduzione della direttiva NIS2 impone però requisiti di sicurezza più pressanti. Occorre quindi un cambio di strategia, facendo anche ricorso a soluzioni esterne all’azienda.
La situazione delle PMI in ambito sicurezza informatica
I dati sono esplicativi: la sicurezza informatica delle PMI italiane è troppo bassa per fronteggiare le minacce informatiche e mantenere le aziende a un livello di protezione adeguato.
Certo, la sicurezza impone un diverso sistema organizzativo e manageriale che comporta investimenti. Investimenti che non sempre le PMI credono di poter sostenere, non dando la dovuta attenzione ai costi che derivano da un blocco operativo causato da una non adeguata protezione del perimetro informatico. Per le microimprese il problema è più evidente.
La direttiva NIS2 nelle PMI
La direttiva NIS2, recentemente entrata nella seconda fase, introduce requisiti di sicurezza più stringenti. Il perimetro delle aziende coinvolte è stato ampliato rispetto alla precedente direttiva. Ora, vengono incluse numerose medie imprese e indirettamente, essendo parte della filiera, anche piccole realtà economiche.
L’adozione di determinate strategie di difesa non è più una scelta ma un obbligo. Quindi, il mancato adeguamento espone non solo alle minacce informatiche ma anche a sanzioni non trascurabili.
Va tenuto presente che non può essere solo una direttiva europea a convincere le aziende a investire in cybersecurity. I sempre più frequenti attacchi bastano da soli a far propendere per un cambio di strategia che va affrontato con convinzione.
Le strategie da adottare e la riduzione dei costi nella sicurezza informatica delle PMI
Qual è la direzione da intraprendere per elevare il livello di sicurezza aziendale e contemporaneamente rimodulare alcuni processi al fine di ridurre il carico economico?
Cybersecurity: investire nella formazione del personale
La consapevolezza dei dipendenti è uno degli elementi chiave per la sicurezza informatica. Spesso il veicolo di accesso alle strutture informatiche aziendali allo scopo di infettarle è rappresentato da una persona non adeguatamente preparata.
Promuovere corsi di formazione su temi come il riconoscimento di e-mail di phishing, l’utilizzo corretto delle credenziali e le buone pratiche digitali può abbattere il rischio di incidenti informatici fino al 70%. La formazione continua è un investimento strategico che rafforza la prima linea di difesa dell’azienda.
Soluzioni cloud per sicurezza e risparmio
L’adozione di servizi cloud rappresenta un doppio vantaggio: maggiore protezione dei dati e riduzione delle spese IT. Le aziende che migrano in cloud possono beneficiare di scalabilità, aggiornamenti automatici e riduzione dei costi legati a infrastrutture fisiche, con un risparmio annuo stimato tra il 15% e il 30%.
Il cloud, inoltre, offre anche un livello di sicurezza superiore, grazie a protocolli avanzati gestiti da provider certificati. Su questo aspetto le PMI si stanno muovendo in questa direzione. I dati infatti riportano un crescente livello di adozione di soluzioni cloud.
Riduzione dei costi operativi attraverso l’automazione
Digitalizzare e automatizzare i processi ripetitivi consente alle aziende di ottimizzare le risorse e abbattere i costi di gestione.
Strumenti di gestione automatizzata, come software per la contabilità, il customer care, il CRM o l’IT management, permettono di ridurre significativamente il tempo dedicato alle attività manuali, con un risparmio stimato tra il 20% e il 30% dei costi operativi complessivi.
Definizione di una strategia di cybersecurity efficace
L’adozione di un piano strutturato per la sicurezza informatica consente di concentrare le risorse su obiettivi prioritari, migliorando l’efficacia complessiva delle misure adottate.
Una strategia ben definita, che includa valutazione dei rischi, policy interne e strumenti di monitoraggio, può incrementare l’efficienza della protezione aziendale riducendo al contempo i tempi di reazione in caso di attacco.
Le competenze del moderno IT manager
Anche il ruolo dell’IT manager cambia per adeguarsi alle nuove strategie che le aziende devono implementare. Non più un esperto nella gestione dell’infrastruttura locale ma un manager in grado di valutare i vari fornitori di soluzioni cloud e di cybersecurity.
L’IT manager seleziona le offerte in linea con le strategie aziendali che possano soddisfare le esigenze operative dell’azienda.
Chi ricopre il ruolo di responsabile IT deve conoscere bene le tecnologie cloud e le regole fondamentali per mantenerle sicure, così da evitare rischi e garantire un utilizzo corretto delle risorse digitali.
È importante anche che sappia gestire i contratti con i fornitori e controllare che vengano rispettati gli impegni presi, intervenendo rapidamente se qualcosa non funziona come previsto.
Esternalizzare l’infrastruttura IT e la cybersecurity
In alcune realtà, la gestione interna di una moderna infrastruttura IT diventa un compito complicato. A questo proposito è sempre più diffusa l’adozione di soggetti esterni.
In alcuni casi, affiancano le risorse IT esistenti e in altri, dove manca del tutto un responsabile interno, l’affidamento viene gestito in toto da aziende specializzate. In Eritel, ad esempio, svolgiamo questi compiti con numerosi clienti.
L’adozione di un soggetto esterno permette di ottimizzare i costi che l’implementazione di una struttura organizzativa interna può comportare.
Per ulteriori informazioni su come implementare la sicurezza informatica e l’adeguamento alla direttiva europea NIS2, contattaci compilando il form che trovi qui sotto.
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